Francesco Anselmi, Martina Boschi, Camilla Caldi, Giuseppe Joh Capozzolo, Alessandro Lenzetti, Alberto Mariotti, Carlo Pernigotti, Gabriele Ruffini, Gualtiero Santi, Nicoletta Testori, Enrico Tongiani, Elena Trapuzzano, Francesco Trentacosti, Luigi Valletta
MUSICHE E SOUND DESIGN
Giuseppe Joh Capozzolo
COSTUMI
Claudia Luccini, Micol Baldini
SARTORIA
Caterina Bertilorenzi, Emma Bigarani, Marina Celestino
TRUCCO E PARRUCCO
Sonia Soffredini, Ewelina Roclawska
DISEGNO LUCI
Stefano Giannotti
FOTOGRAFIE
Leonardo Sasso
GRAFICA
Corrado Nocchi
*SCENEGGIATURA DI
LAWRENCE HAUBEN & BO GOLDMAN
tradotta da Maresa Lithgow
Oregon, 1963: assegnato ad un ospedale psichiatrico per valutarne la malattia mentale o soltanto l’impostura del fingersi matto al fine di evitare la galera, Randle Patrick McMurphy, uno spavaldo e irriverente irlandese col vizio del gioco d’azzardo, si rende presto consapevole delle condizioni medico-sanitarie dei pazienti e si fa portavoce di una lotta al sistema che, nella figura della caposala, Mildred Ratched, non consente loro null’altro che la routine. Un dramma tragicomico sul vivere, morire o vegetare in manicomio, e non soltanto una critica alla psichiatria moderna, ma un’allegoria di vari temi: dall’istinto libertario degli individui ai vincoli del loro spazio d’azione, dalla centralità delle regole alla sopraffazione autoritaria di chi esercita il potere; dalla repressione della dignità della persona alla solidarietà tra gli uomini quale arma vincente per la promozione del benessere sociale.