Violetta Lazzarotti, Marino Ricci, Agnese Ramagini, Lorenzo Zana, Giorgio Tongiani, Serena Manfredi, Gabriele Ratti, Emanuele Bianchi, Sara Mundo, Alice Fazzi, Zoe Andrenacci, Lucrezia Angeloni, Margherita Baldetti, Riccardo Baudone, Giorgia Beghini, Filippo Bertellotti, Sofia Bertozzi, Emanuele Bianchi, Sara Bigi, Tommaso Castagnoli, Tommaso Del Becaro, Anna Dini, Jacopo Evangelista, Carolina Farneti, Federico Grulli, Nicola Guidi, Cosimo Iardella, Giulia Luzzoli, Nazar Lypka, Ilenia Mannini, Irene Marchetti, Yasmine Marchini, Lorenzo Mariotti, Sara Mignani, Nicole Montagnani, Sara Mundo, Dorotea Paolini, Greta Pellistri, Pierandrea Pennoni, Federica Pinarelli, Tommaso Quadrella, Gabriele Ratti, Alexandra Rohan, Andrea Santini, Camilla Sarti, Sveva Spano, Amalia Urso, Michele Vietina
MUSICHE E SOUND DESIGN
Giuseppe Joh Capozzolo
COSTUMI
Claudia Luccini, Micol Baldini
SARTORIA
Caterina Bertilorenzi, Emma Bigarani, Marina Celestino
TRUCCO E PARRUCCO
Sonia Soffredini, Ewelina Roclawska
ASSISTENTI DI SCENA
Elena Trapuzzano, Chiara Santini
DISEGNO LUCI
Stefano Giannotti
SCULTURA
Francesco Siani
FOTOGRAFIE
Leonardo Sasso
GRAFICA
Corrado Nocchi
Malgrado i consigli di prudenza della sorella Ismene, timorosa di disobbedire alle leggi, Antigone decide di seppellire il fratello Polinice, come le impongono la pietà religiosa, il legame di sangue e il culto familiare, ma contro un editto del re Creonte, che la condanna ad essere murata viva. Donna, prima ancora che cittadina, esce dal suo stato di soggezione sociale per affrontare a viso aperto il potere politico, rappresentando con la sua insubordinazione l’esigenza di una giustizia eterna che riconosca la priorità della coscienza e la libertà individuale dinanzi alle ragioni dell’autorità, e dunque ponendo una questione di rilevanza etica universale: da dove proviene la legittimità del diritto? Sulla base di una legge morale si può disobbedire ad una legge dello stato? Sono questi i dilemmi che sostanziano il dramma, dove il gioco antitetico tra i due capisaldi del vivere civile, legge e diritto, si presenta in tutta la sua lacerante opposizione e in una dialettica irrisolta tra Creonte, che sostiene la ragione di stato, e Antigone, che contro l’odio proclama i diritti dell’amore (v. 523: io sono nata per amare, non per odiare) e in questo modo parla a noi tutti, in difesa della giustizia negata, di un’etica non codificata, espressa da leggi non scritte, che nessun decreto umano può cancellare. La sua vicenda ritorna come allusiva, rivissuta a difendere la libertà dell’uomo, l’autonomia di giudizio, l’inalienabilità dei diritti.